Gli educatori delle comunità per minori esclusi dalla vaccinazione prioritaria

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Gli educatori professionali nelle comunità educative per minori, in Liguria, sono esclusi dalle vaccinazioni prioritarie nonostante la difficoltà di mantenere distanze visto la tipologia di bambini e ragazzi presenti e la loro necessità di accudimento.

Proprio per questo sono gli educatori di Liguria a scrivere direttamente alle istituzioni genovesi e liguri.

”Si tengono bambini dai 6 anni ai 18 che sono quindi molto piccoli e hanno bisogno di relazioni affettive significative – fanno sapere – Quando c’è un caso COVID vengono messi in quarantena e chiusi in stanze dette Baffer per 15 giorni almeno e devono stare soli 24/24. Questo porta con sé un difficoltà oggettiva a gestire la quotidianità nel senso pratico da parte degli operatori. Procediamo senza avere una copertura adeguata che possa farci lavorare in sicurezza per il bene dei minori”.

Questa la lettera aperta firmata da molti operatori nelle comunicata.

Gent.mi,
con la presente vogliamo portare alla vostra attenzione un rimando concreto sulla situazione attuale all’interno dei servizi educativi per minori rispetto alla pandemia.
Siamo un gruppo di educatori provenienti da diversi servizi socio assistenziali del Comune di Genova.
In riferimento ai minori provenienti da contesti di privazione e di sofferenza, la gestione degli spazi e dei luoghi, viste le normative per arginare il virus, è sempre più complicata nell’ottica di una stretta convivenza.
Richiediamo di prendere in considerazione il ruolo degli educatori all’interno delle comunità educative rispetto alla vicinanza non solo emotiva e affettiva, ma quanto più fisica con i minori inseriti presso i nostri centri. Riteniamo necessario non sottovalutare le difficoltà di fatto nel mantenere una turnazione attiva che supporti l’equilibrio non solo del servizio, ma anche degli operatori stessi.
Visto quanto precedentemente dichiarato ed il cambio di connotazione delle nostre strutture in socio sanitarie dettata da A.Li.Sa. nella delibera del 2018, che ha visto il passaggio dei servizi da CEA a CEAs e da CED a CEDis, sorge spontanea la questione per la quale il lavoro e la vicinanza ai minori di noi educatori professionali non vengano considerati tali da poter rientrare nelle categorie professionali aventi diritto ad una vaccinazione prioritaria, in modo da poterci permettere di continuare ad operare in sicurezza.
Con la comunicazione di A.Li.Sa. Del 11/11/2020 viene definita l’estensione dell’art. 14 DL n. 18/2020 convertito con L. n. 27/2020 alla nostra categoria professionale, in quanto considerati servizi pubblici essenziali. In considerazione di tale interpretazione, che conseguentemente non prevede l’applicazione della misura di quarantena con sorveglianza attiva per chi svolge le nostre mansioni, non ci risulta comprensibile la ragione dell’esclusione degli educatori professionali dalla campagna di vaccinazione.
La Direzione Politiche Sociali con la Proposta di Deliberazione N. 2020-DL-428 del 30/11/202 ad esempio, ha voluto promuovere azioni di sostegno a favore degli Enti ed Associazioni del terzo settore che forniscono servizi di assistenza ai minori, ma non ha preso in considerazione quanto sopra descritto. Riteniamo che tali misure non siano sufficienti per poter permettere il nostro lavoro in un contesto di sicurezza e richiediamo un confronto con gli uffici di competenza per aver un chiarimento circa la nostra situazione.
Ci teniamo a precisare che le nostre strutture non sono state progettate per gestire casi di positività da virus e al contempo permettere il contenimento della diffusione del virus. Spesso ci troviamo a dover improvvisare delle soluzioni, che non possono garantire il giusto livello di sicurezza per i minori e per il personale coinvolto. L’utilizzo dei DPI non può essere considerato un sistema efficace in un contesto come il nostro che è molto distante per concezione da un ambiente ospedaliero, senza considerare le difficoltà psicoemotive dei minori, che si vedono confinati in stanze buffer, a cui viene a mancare un’adeguata interazione sia con le figure adulte di riferimento che con i pari.
Siamo consapevoli delle difficoltà legate alla campagna vaccinale ma riteniamo che il nostro lavoro e il nostro ruolo siano equiparabili a figure professionali quali infermieri e operatori socio sanitari viste anche le interpretazioni di legge dai voi stessi proposte, e auspichiamo quanto prima che gli uffici di competenza possano arrivare ad una nuova considerazione.
In attesa di un riscontro in merito, porgiamo cordiali saluti.

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