La protesta dei commercianti di Nervi: “Siamo di nuovo da soli”

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“Siamo di nuovo soli, solo con le nostre forze”. Con questo cartello, affisso in bella mostra sulle vetrine, sta andando in scena in questi giorni l’onda lunga della protesta dei commercianti di Nervi: iniziata nel maggio scorso quando, sul finire del lockdown, i titolari degli esercizi commerciali avevano deciso di tirare simbolicamente su le saracinesche al motto “Siamo chiusi ma ci siamo”, l’iniziativa ha preso nuovo vigore in queste settimane, con i continui giri di vite del Governo per il contenimento del coronavirus.

Certo, aver posizionato la Liguria nella ‘zona gialla’ consente a queste attività, almeno per il momento, di non chiudere. Ma non basta. “La gente è spaventata ed esce poco, giusto per le spese più urgenti, rimandando tutto il resto – spiega Monica Scarso di Rodrigo, fra le ideatrici della campagna – Se in più mettiamo la chiusura obbligatoria di bar e ristoranti alle 18 il quadro è completo. Basta fare due passi per le strade del quartiere per accorgersi di come il lockdown sia già in atto, quantomeno a livello mentale. Da fine settembre le vendite si sono di fatto bloccate, mentre noi avevamo già fatto gli ordini sulla base di quanto previsto. La situazione è drammatica”.

Stremati da due mesi abbondanti di chiusura forzata, dopo un’estate difficile in cui neanche i saldi hanno portato una boccata d’ossigeno, oggi i commercianti di Nervi sono stretti fra le strade già deserte della delegazione e l’incubo che si possano materializzare chiusure ancora più stringenti. “Con questa iniziativa – continua Monica Scarso – intendiamo ribadire che abbiamo bisogno di aiuti, economici e concreti. Abbiamo spese da pagare, affitti da sostenere, ma il giro dei clienti è ridotto praticamente a zero. Il nostro è un appello ai politici e alle istituzioni di qualsiasi livello: non lasciateci soli. Adesso lo siamo, possiamo contare solo sulle nostre forze, che stanno andando ad esaurirsi. Viviamo una situazione di perenne sospensione: con la stagione invernale speravamo di ripagare i debiti maturati durante il primo lockdown, e adesso invece siamo ad un passo dal doverne sottoscrivere di nuovi”.

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