Aura: la storia infinita

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Storia – “C’era una volta una fabbrica che col suo profumo inebriava l’aria di Nervi e deliziava i palati di tanti italiani”. Sembrerebbe l’inizio di una fiaba. Ma è storia vera. Quella dell’Aura, industria un tempo ai vertici del settore dolciario. Poi, negli Anni ’90, i debiti, la messa in liquidazione, la chiusura. Fino ad arrivare ai giorni nostri in cui l’ex stabilimento versa in stato di degrado e di abbandono.

Futuro – Tra aspettative, dubbi ed esitazioni ci si interroga sul futuro dell’area che ospita quella che è stata un’importante fabbrica di cioccolato a livello nazionale. Più di tredicimila metri quadrati, in via del commercio, a poche centinaia di metri dal centro di Nervi. Appartamenti, palazzetto dello sport, auditorium. Sono queste le ipotetiche modalità di un progetto di riqualifi – cazione verso le quali si guarda con aspetto propositivo e talvolta critico. Volendo dimenticare, per un attimo, che sulla questione incombe l’alea di un contenzioso. Di cui nessuno parla, ma che tutti temono.

Appartamenti – La Banca Popolare, proprietaria dello stabilimento, opterebbe per il frazionamento in più appartamenti. Un passo importante verso la rinascita del quartiere. I grandi progetti urbani, però, fanno sempre discutere e così anche l’ipotesi che l’edificio possa essere trasformato in nuovi alloggi desta non poche perplessità tra gli abitanti di Nervi. “Ma chi li comprerebbe in questo momento?”. Perplessità, peraltro, non priva di fondatezza perché se è vero che gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica hanno registrato nel 2015 una lieve ripresa del mercato immobiliare, è altrettanto vero che la crisi che ha investito il mattone negli ultimi anni ha lasciato sul territorio un numero altissimo di case vuote in attesa di un acquirente. Case più abbordabili rispetto ad immobili che, essendo ubicati in zona residenziale, presenterebbero un prezzo di vendita non accessibile a tutti ed un livello di tassazione tale da non essere di incentivo all’acquisto. Traduzione: si correrebbe il rischio di creare una nuova “Cattedrale nel deserto”.

Impianto sportivo – Il Comune preferirebbe la realizzazione, a benefi cio della cittadinanza, di un piccolo palazzetto dello sport, di cui il Levante cittadino è sprovvisto. La domanda sorge spontanea: “C’è veramente questo grande bisogno?”. Sul territorio esistono già strutture, destinate alla pratica di diverse discipline sportive, in grado di assorbire la richiesta attuale. Una palestra polifunzionale sarebbe “un qualcosa in più”, ma se la struttura non dovesse rivelarsi in grado di fornire ricavi tali da coprire gli elevati costi di gestione che un impianto sportivo comporta, finirebbe colrappresentare una spesa. Che, considerando la crisi che non risparmia nessuno, non sarebbe oggettivamente sostenibile dal Comune.

Auditorium – “E se anche a Nervi si investisse in cultura?”. L’alternativa proposta, coerente con la Legge di stabilità 2016 e con l’orientamento di altri Municipi del Comune di Genova, arriva da una residente della delegazione, la quale sottolinea “la mancanza sul territorio di un auditorium, di una struttura in grado di ospitare concerti, ma anche eventi, conferenze, convegni, presentazioni di libri, iniziative culturali di vario genere”.Investire in cultura signifi cherebbe investire nel futuro. Perché dopo anni di tagli ai costi e di ridimensionamento dei fi nanziamenti, si è capito che la cultura è arte, storia, conoscenza, creatività. E che gli investimenti volti a valorizzarla e tutelarla rappresentano uno strumento di promozione e di sviluppo sociale e civile del Paese, nonché il motore per il rilancio della crescita individuale e collettiva della comunità.

Vicenda giudiziaria – Sul futuro dell’ex fabbrica Aura incombe, però, la spada di Damocle di un’annosa vicenda giudiziaria dall’esito incerto, iniziata nel lontano 2003. L’immobile, così come l’ex Italcementi di Imperia, fa parte dei beni della PMG, società a responsabilità limitata di cui Gianpiero Fiorani, amministratore della Banca Popolare di Lodi, condannato in via defi nitiva per la tentata scalata ad Antonveneta, era socio occulto. Le sue quote furono messe sotto sequestro a tutela della Banca Popolare. Il progetto di conversione di Italcementi è oggetto di contenzioso con due architetti genovesi, “colpevoli” di aver disubbidito a Fiorani e soci e di essersi rifi utati di sottoscrivere in modo fraudolento una modifi ca ai volumi. A seguito del loro comportamento furono minacciati e coinvolti in vertenze giudiziarie. Qualora dopo essere usciti vittoriosi dalle vicende penali, i due professionisti dovessero trionfare anche in campo civile, la PGM dovrebbe versare loro dai due ai quattro milioni di euro. Per la società signifi cherebbe il fallimento. Per i sogni, le speranze e le aspettative di Nervi e dei Nerviesi il triste suggello della parola “fine”.


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