I buoni pasto sono strumenti di welfare apprezzatissimi tanto dai dipendenti quanto dalle aziende, che vedono aumentare in modo significativo la loro competitività e il loro appeal agli occhi dei nuovi talenti.
Per comprendere perché questi strumenti hanno avuto una così ampia diffusione, soprattutto negli ultimi tempi, è necessario analizzare il contesto socioeconomico che ci circonda. L’inflazione e l’aumento talvolta spropositato dei prezzi ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie.
E così, anche la spesa quotidiana per la pausa pranzo, diventa una voce che comunque grava sul budget familiare. Il buono pasto sgrava il dipendente da questo peso, dal momento che non deve mettere mano al portafogli per il pranzo. Basta infatti esibire il ticket in uno dei tanti punti convenzionati per godersi un pasto nutriente, sano e in linea con le proprie preferenze culinarie.
La versatilità è un altro vantaggio che merita di essere sottolineato. Innanzitutto i ticket sono fruibili in bar, pizzerie, ristoranti, trattorie e in genere in tutte le attività convenzionate. I dipendenti però possono utilizzarli anche diversamente, ad esempio per fare la spesa nei supermercati così da non incidere più di tanto sulla propria retribuzione mensile. E ancora i buoni pasto possono essere usati da chi lavora in smart working per servizi di delivery food. Ovunque lavori il dipendente, da casa o in mobilità, può ordinare il pasto che preferisce e farselo spedire dove desidera.
I buoni pasto rappresentano quindi un valido sostegno al reddito dei collaboratori, ma vanno evidenziati anche i numerosi vantaggi a beneficio delle aziende. Abbiamo accennato alla loro competitività: un’azienda che si presenta sul mercato con i buoni pasto come asso nella manica consegue due importanti vantaggi.
I dipendenti che già ci lavorano in quell’azienda si sentono apprezzati e coccolati e, sviluppando un maggior senso di fedeltà, risultano anche più produttivi. Inoltre cala drasticamente il tasso di assenteismo e di turnover che naturalmente ha un impatto negativo diretto sulla produttività.
Oltre alla retention, cioè la capacità di trattenere il personale già in organico, le aziende hanno un grande vantaggio anche in ottica di attraction. I talenti emergenti sicuramente saranno maggiormente attratti da quelle aziende che propongono servizi di welfare, come appunto i buoni pasto, che garantiscono un maggiore potere d’acquisto.
E poi c’è da fare il discorso sulla deducibilità dei buoni pasto, un ulteriore vantaggio in chiave fiscale per aziende e datori di lavoro. Il costo deducibile nell’ambito dell’imposizione diretta fa riferimento ad un onere sottratto dal reddito complessivo, determinando così una riduzione della base imponibile.
In pratica con le deduzioni si ottiene un reddito imponibile ridotto sul quale si calcola l’imposta lorda. Le aziende possono dunque scaricare al 100% i costi dei buoni pasto, ma ci sono buone notizie anche per le partite IVA che possono scaricare fino al 75% dell’importo.